Mar. Apr 30th, 2024

INQUADRARE CORRETTAMENTE USANDO LA “REGOLA DEI TERZI”

Trasformando idealmente l’immagine vista nel mirino in un tracciato di tre righe e tre colonne, scopriamo che i punti di incrocio delle linee descrivono precise posizioni che vengono definite “punti forti” (come da foto).Sono le zone sulle quali l’occhio dell’osservatore “cade”in modo istintivo ed è quindi importante che il fotografo collochi proprio su una di esse il soggetto principale.

Definizione di punti forti attraverso la regola dei terzi tracciata ipoteticamente, tali punti si collocano nell’inquadratura , in prossimità d egli incroci tra le linee.

L’importanza dei punti forti è così essenziale che addirittura alcune fotocamere dispongono di una apposita quadrettatura direttamente sui mirini,per evidenziare i punti stessi e semplificare le operazioni di inquadratura. In qualche caso sono allestite addirittura di quadrettature luminose,oppure sono state proiettate linee di riferimento disegnate elettronicamente sui visualizzatori a cristalli liquidi delle macchine digitali.

E’quindi meglio collocare il soggetto da evidenziare su uno dei punti forti.In oltre è possibile direzionare altri particolari dell’inquadratura su altri punti,scelti sempre tra quelli di”incrocio ideale” delle linee.Il medodo è importante anche quando si devono collocare diversi particolari,armonizzandoli in una scena complessa.Sta al fotografo sapersi muovere con lo scopo finale di distribuire i particolari che contano esattamente sui punti forti,equilibrando,cosi,l’inquadratura definitiva.

Se, di tanto in tanto, analizziamo il nostro già voluminoso album fotografico e lo confrontiamo con le foto dei professionisti, è facile rendersi conto che c’è qualcosa che ancora manca. Non parliamo dei super-modelli, di decine di flash di studio né di localizzazioni paradisiache. È qualcosa che, sebbene non si vede, si apprezza: la composizione della presa non è così perfetta come potrebbe essere.Una tendenza umana di alcuni fotografi -soprattutto degli amanti dell’ordine e della perfezione- è centrare tutti i motivi e cercare una simmetria totale nella presa. Questo, che sembra essere all’interno della logica, di solito si trasforma in un grave errore.

CON LA MIGLIORE LUCE

L’inquadratura è importante, ma per foto speciali,le prime ore dell’alba regalano una luce speciale per risultati sensazionali…

Le linee ideali che collegano i punti forti possono essere considerate a due a due,ad esempio quella verticale a sinistra combinata con quella orizzontale in basso,per delineare una composizione ad “L” (come nella foto d’esempio sotto).

Lo spazio negativo è l’ideale per lasciare uno spazio “aperto” per inserire titoli o grafica.

Questa composizione a “L” appoggia su punti “punti forti”, appare armoniosa ed equilibrata.Le 2 fasce libere e sovrastanti l’orizzonte accentueranno la sensazione di spazzi ampi,di vedute e creeranno a destra un ampia zona libera definita “spazio negativo”,molto amata in campo editoriale perchè consente di inserire testi,titoli ed elementi grafici senza “invadere” il soggetto fotografato.

Oppure,porre l’orizzonte superiore lungo la retta superiore farà si che una grande parte dell’inquadratura sia coperta dal terreno, aumentando,nello spettatore,il senso di presenza sul posto (immagine di esempio sotto)

posizionare il soggetto nel primo terzo superiore, permette di creare inquadrature molto efficaci.

Un’altra dimensione

In questa nuova dimensione, che è la zona aurea, colocheremo i nostri principali motivi fotografici, quindi saranno i punti nei quali si trovano i nuclei di attenzione. Bisogna stare attenti, invece, a non saturare i quattro punti della zona aurea, quindi se fosse questo il caso, avremmo quattro fuochi di forte interesse, con cui esisterebbe una grossa confusione compositiva.

La teoria indica che nella zona aurea si deve collocare un solo elemento principale, mentre nell’angolo opposto andremo a collocare un motivo di interesse secondario, in modo tale che avremmo una linea diagonale che rafforzerebbe ancora di più a entrambi gli elementi. La collocazione di questi oggetti principali dell’immagine nei due vertici opposti della zona aurea attraggono la vista dello spettatore. Così, la fuga della simmetria crea un’armonia compositiva molto più interessante per l’occhio umano. La regola dei terzi sarà un poderoso alleato quando abbiamo uno sfondo con linee orizzontali -cioè, per esempio, i paesaggi. In questi casi, utilizzeremo la divisione in terzi per disporre la linea dell’orizzonte sull’inquadratura. Se accettassi di collocare l’orizzonte nel centro geometrico, quello che otterremmo sarebbe una composizione piatta e senza espressività. Se, al contrario, i nostri motivi di riferimento fossero linee verticali, utilizzeremo i margini della zona aurea come zona di riferimento per i motivi principali.

In un altro tipo di prese con molteplici oggetti, come possono essere nature morte, utilizzeremo i punti della zona aurea per collocare un elemento principale, mentre nel vertice opposto -come abbiamo già indicato- collocheremo un altro motivo di rilevanza inferiore al primo, in modo che si tracci una linea diagonale che rompa con la monotonia compositiva. Nonostante ciò, bisogna tenere presente che una presa con molteplici elementi non si può attenere alla regola dei terzi al cento per cento.

I ritratti sono anche un pasto facile per la regola dei terzi. In questo caso, il segreto sta nel collocare lo sguardo sulla linea che segna il terzo superiore; invece, il fatto di rompere la simmetria può risultare in questi casi qualcosa di complicato, sebbene, se lo otteniamo, il risultato sarò molto meglio che se usassimo una semplice simmetria lineare.Anche se la regola dei terzi, come tanti molto conformemente indicano, non è una legge, si che è un riferimento compositivo importante. Invece, non dobbiamo prenderla alla lettera. Ci saranno casi -per esempio, una fotografia macro di un fiore- nei quali questa regola non ha capacità. Troveremo, invece, un’altra molteplicità di situazioni nelle quali questa regola sarà quasi di obbligatorio adempimento.

regola dei terzi ?

OPPURE NO !

Secondo la regola dei terzi all’immagine va “idealmente” sovrapposto un reticolo composto da due linee verticali e due linee orizzontali (linee di forza), equidistanti tra loro e i bordi dell’immagine. L’immagine viene quindi divisa in nove sezioni uguali: il riquadro centrale prende il nome di sezione aurea ed è delimitato dai quattro punti di intersezione delle linee (punti di forza, punti focali o fuochi). Questi sono i punti in cui l’occhio si concentra maggiormente dopo aver “guardato” il centro dell’immagine e dai quali raccoglie maggiore informazione.

In generale, per rendere l’immagine più dinamica il soggetto deve essere posto sulle linee di forza dell’immagine (solitamente quelle verticali) o più precisamente nei punti focali dell’inquadratura; la posizione decentrata ne risalta l’importanza. Le linee di forza orizzontali, nella composizione di fotografie paesaggistiche, sono utilizzate come riferimenti per posizionare l’orizzonte ed i piani di prospettiva. Inoltre si possono utilizzare come linee guida quelle diagonali che passano per due fuochi opposti.La regola dei terzi è applicabile ad ogni formato, che può essere quindi anche quadrato o panoramico, ogni volta, cioè, che è possibile suddividere l’immagine in terzi con le linee di forza.

La regola dei terzi si basa sul concetto matematico di sezione aurea. Con pochi calcoli si riesce a dimostrare che in realtà la divisione in terzi è solo un’approssimazione.La sezione aurea è il rapporto tra due segmenti e la loro somma (in formula (con a e b segmenti) a : b = (a + b) : a). Il rapporto quindi dei due segmenti è circa: 0,618. Nella divisione in terzi questo rapporto è: 0,5.Il rapporto che più si avvicina a quello di riferimento della sezione aurea è a=5 e b=8, che approssimato corrisponde a 0,625 (Andreas Feininger, La Fotografia).Questa scelta deriva probabilmente dall’approssimazione di Fibonacci per il valore della sezione aurea.Dal punto di vista compositivo con il rapporto 5:8 si sposta il punto di forza dell’immagine più verso il centro, il soggetto quindi risulta sempre decentrato ma in modo minore rispetto alla divisione in terzi.

In pratica in cosa si differenzia una foto composta con la regola dei terzi con una composta secondo il rapporto 5:8?

I 5:8 portano a una composizione più raccolta verso il centro, mentre quella con la regola dei terzi spinge verso i bordi della foto i soggetti:

composizione di un ‘ immagine seguendo la regola dei terzi

composizione di un’ immagine seguendo la regola dei 5 ottavi .

Come si può notare la differenza non è poi così “eclatante” ma ai fini della composizione usare un rapporto 5:8 permette di valorizzare meglio i soggetti, soprattutto nella fotografia di paesaggio la differenza è più marcata.

Anche se una buona regola , meglio preoccuparsi più di comporre in maniera gradevole l’immagine , piuttosto che focalizarsi solo sugli incroci di linee , secondo la regola dei terzi ! non sempre seguire tale regola risuti poi essere la scelta più appropriata !

In conclusione anche questa situazione serve a sottolineare come non sempre le regole “non scritte” in fotografia possono essere interpretate in base alle situazioni , ci sono occasioni in cui sicuramente può rendere meglio un’inquadratura in terzi , altre invece dove è meglio optare per un più appropriato 5 ottavi .


Collocando i due motivi principali sui punti opposti forti -la persona e l’insegna con la parola “cine”-, otteniamo un equilibrio compositivo che assegna una grande ricchezza comunicativa al risultato finale.

La percezione umana non è logica: è retta da una serie di fondamenti tra i quali l’affermazione “quanto più centrato è meglio” non ha un momento particolarmente importante.

Anche se ci sono molteplici norme che orientano la composizione di un’immagine, la regola dei terzi è tra le più importanti. Alcune centinaia di anni fa, gli antichi artisti e matematici scoprirono la sezione aurea, dividendo un tutto in due parti, di forma e maniera che la parte minore sta alla maggiore come la maggiore sta a tutto. Sulla carta, e limitandosi al campo fotografico -sebbene sia anche applicabile alla pittura o al cinema-, questo postulato consiste nel dividere i lati della fotografia in tre parti uguali. Partendo da queste divisioni, si tracciano delle rette parallele alla base e all’altezza. I punti nei quali queste rette si incrociano sono i vertici di un rettangolo centrale nella presa, denominato zona aurea.

Il concetto fondamentale della regola dei terzi è che per ottenere una fotografia correttamente bilanciata, il soggetto non dovrebbe (quasi) mai essere inquadrato al centro dell’immagine.

Nella fotografia panoramica la linea dell’orizzonte deve passare attraverso i punti 1 e 2 oppure attraverso i punti 3 e 4. Nel caso in cui la parte interessante dell’inquadratura sia il cielo, l’orizzonte seguirà la linea bassa in modo di dare maggiore importanza ai colori ed alle nuvole. Nel caso il cielo sia poco interessante, l’orizzonte seguirà la linea superiore, così da concentrare l’attenzione sul terreno. Posizionare l’orizzonte al di fuori delle linee di forza creerebbe un immagine virtualmente sbilanciata… In entrambi i casi potete vedere che due terzi della foto vanno dedicati al soggetto a cui vogliamo dare maggior peso, da questo il nome regola dei terzi.

Se il soggetto della fotografia è invece verticale, vale la stessa regola dell’orizzonte applicata però alle linee verticali. Se dobbiamo fotografare una persona, cerchiamo di non posizionarla al centro dell’immagine, ma su una delle linee verticali di forza e con il corpo leggermente orientato verso la parte più “larga” dell’immagine, come nella foto di esempio. Nei profili, questa regola è ancor più importante in quanto è indispensabile, per creare dinamismo, lasciare libera la parte di immagine in cui il nostro cervello presume il soggetto sia coinvolto.

Nel caso di fotografie simmetriche, ad esempio la navata di una chiesa, la regola dei terzi viene parzialmente ignorata a favore della perfetta simmetria. Una fotografia come quella che vediamo qui sotto perderebbe il suo fascino se la navata della chiesa fosse spostata a destra o sinistra. Cercate comunque di osservare i terzi orizzontali, evitando di posizionare la finestra al centro.

Come per ogni regola, parliamo anche delle eccezioni. Non sempre i terzi devono essere applicati come una legge assoluta: nella fotografia macro di un fiore perdono assolutamente valore in quanto si cerca di mettere il soggetto al centro dell’immagine per attirare al massimo l’attenzione. In alcune fotografie il soggetto potrebbe essere addirittura relegato agli angoli dell’immagine, attenzione però a giustificare le vostre scelte, altrimenti l’immagine potrebbe risultare “sbagliata”. Un’ultima eccezione è la fotografia di un lago. Nel caso in cui ci siano dei riflessi nell’acqua, è buona norma mettere l’orizzonte al centro della fotografia, per dare maggior valore allo specchio d’acqua. Spero che la lettura sia stata interessante, adesso prendete la fotocamera e fate qualche esperimento!

nell’immagine sopra un chiaro esempio di come sia stata “impiegata meglio” in un’inquadratura usando i 5 ottavi dell’immagine piuttosto che i terzi .

Di vedutedautore

Vedute d'Autore®, è associazione culturale gruppo fotografico di Abbiategrasso. Nato nel 2010 senza scopo di lucro, ha tra i suoi obiettivi principali, la passione per la fotografia e la condivisione degli eventi e le attività attraverso i moderni strumenti di social networking online (blog, facebook, ecc) e più tradizionali (sito web).

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